Articolo su Dazai Osamu pubblicato dal sito Nipponico.com.
Dazai Osamu e la letteratura giapponese per l’infanzia
di Cristiano Martorella
16 dicembre 2003. Nella storia della letteratura ci sono sempre personaggi scomodi che vengono attentamente occultati. Ed è ancora più scomodo chi non si schiera da una parte contro l’altra, ma critica tutto ciò che è sbagliato. Questo è il caso di Dazai Osamu (1909-1948), scrittore controverso e ribelle, avverso ad ogni autorità costituita. La missione che egli riteneva fosse compito dell’intellettuale era condannare la morale retrograda, l’arretratezza culturale, il conformismo. Ciò che ha maggiormente danneggiato la carica dirompente del pensiero di Dazai Osamu è stata la quantità di saggi dei critici letterari che hanno finito per normalizzare il suo carattere eversivo. Insomma, un dissacratore divenuto accademico. Così snaturato e omologato, Dazai Osamu è sparito dal dibattito culturale. Forse nel nostro paese non è stato nemmeno considerato a causa della sua avversione alla politica della sinistra, dopo un’iniziale partecipazione, atteggiamento che lo ha condannato definitivamente come traditore.
Dazai Osamu come autore per l’infanzia è poi del tutto sconosciuto in Italia. Eppure i suoi lavori non sono privi di valore, ed è proprio ciò che spaventa. Particolarmente vivaci e ironiche sono le fiabe intitolate semplicemente Otogizoshi. In questa raccolta spicca il sarcasmo contro il militarismo e il nazionalismo. Sfuggito alla censura, fu così fra le poche voci che riuscirono ad esprimersi condannando l’ottusità delle autorità nel periodo della guerra. Altro capolavoro per l’infanzia è Hashire Merosu (Corri Melos), un dowa (racconto per bambini) con una trama ben riuscita e dall’alto valore pedagogico.
Tracciamo però una breve biografia di Dazai Osamu prima di analizzare la sua opera. Egli nasce a Kanagi, nella prefettura di Aomori, il 19 giugno 1909. Il suo vero nome è Tsushima Shuji, di origine aristocratica è il sesto figlio di una ricca e influente famiglia proprietaria terriera. Iscrittosi all’Università di Tokyo per studiare letteratura francese, esordisce come scrittore negli anni Trenta. Nel 1933 scrive Omoide (Ricordi). Nel 1935 pubblica Doke no hana (I fiori del clown) e Gyakko (Controcorrente), nel 1936 una raccolta di storie intitolata Bannen (Gli anni della sera). Tenta più volte il suicidio, e l’episodio del suicidio in compagnia di una ragazza diventa la base del racconto I fiori del clown. Aderisce al Partito Comunista clandestino, ma nel 1932, all’età di ventitré anni, egli lo abbandona. Nel 1944 pubblica Tsugaru, una memoria sul paese natio. Nel 1945 appaiono Otogizoshi, le fiabe con una velata critica antimilitarista che sono una nuova versione dei racconti tradizionali per bambini. Nel 1947 appare Biyon no tsuma (La moglie di Villon), storia di un dissidio interiore di una donna generosa e il marito insoddisfatto e inquieto. Nel 1947 pubblica un altro capolavoro, Shayo ( Il sole si spegne), che narra la disintegrazione di una famiglia aristocratica travolta dai tempi. Ancora più duro è Ningen shikkaku (Lo squalificato) del 1948. Un amaro romanzo di protesta contro la società, il dilemma dell’individuo che cerca amore e trova l’indifferenza di una collettività incomprensibile. Muore a Tokyo il 13 giugno 1948, suicidandosi con un’ammiratrice.
Hashire Merosu (Corri Melos) è un racconto per bambini tratto da una poesia di Friedrich Schiller. Melos è un pastore siracusano del IV secolo a.C., indifferente alla politica, si ritrova però suo malgrado in un intrigo. Il tiranno di Siracusa è il crudele Dionisio che non fidandosi di chi lo circonda, uccide parenti, amici, cortigiani, e così anche i sudditi sospetti. Trovato con un coltello, Melos è fatto prigioniero e portato al cospetto del re per essere interrogato. Il re lo deride, ma egli sostiene che è indegno non avere fiducia negli uomini. Così ha il coraggio di chiedergli tre giorni di tempo per far sposare la sorella. In cambio lascia come ostaggio l’amico Selinunte. Il re accetta sicuro di vedere il tradimento dell’amicizia. Dopo la scadenza farà giustiziare Selinunte. Melos fa ritorno al suo paese e prepara il matrimonio. Sistemata la sorella minore si avvia per rispettare la parola data. Però dei briganti lo bloccano e gli fanno perdere tempo prezioso. La corsa di Melos è divenuta disperata. Eppure riesce ad arrivare appena prima dell’esecuzione. Il re Dionisio rimane colpito dal gesto e riacquista la fiducia nell’amicizia e lealtà delle relazioni umane.
Dazai Osamu può essere inserito a pieno titolo fra quegli intellettuali che non sono né di sinistra né di destra, e perciò pienamente liberi di criticare le ipocrisie e le ingiustizie della società. Egli è custode di una verità spaventosa che disvela la bruttezza e malvagità di ciò che si ammanta con falsi abiti. Questa verità consiste nel riconoscimento di come il male non sia un fronte compatto che si oppone al bene, ma si annidi tanto fra quelli definiti oppressori tanto fra quelli chiamati liberatori. Il malvagio è proprio colui che crede in questa divisione dell’umanità in buoni e cattivi, cioè colui che rinuncia ai principi dell’umanità per affermare la tirannide e la schiavitù come due fronti opposti. Chi vede il mondo secondo questa divisione non ha alcuna possibilità di uscirne. Infatti anche quando abbatterà l’oppressore finirà per sostituirsi a lui, ripetendo l’ennesimo sopruso. Per questo motivo Melos non uccide il tiranno di Siracusa, perciò Melos è un vincitore assoluto. La sua vittoria non è quella di un singolo su un altro singolo, ma di un principio eterno sulla ristrettezza mentale e l’egoismo dell’individuo. Autenticamente libero è soltanto colui che non è schiavo di se stesso, delle sue idee, dei suoi desideri e della volontà che si afferma anche a costo dell’autodistruzione.
Paradossalmente Dazai Osamu scelse il suicidio, la forma tradizionale nipponica più estrema di liberazione e vittoria. L’apparente insofferenza per la vita, definita "una sciocca sofferenza", non deve ingannare. La concezione elevata e assoluta che Dazai Osamu proponeva non gli permise di scendere a compromessi. Ma se ci fermassimo a guardare la biografia del singolo senza capirne il valore universale, cadremmo nello stesso errore del tiranno Dionisio che vedeva soltanto l’egoismo degli uomini. La vita di Dazai Osamu non si ferma ai semplici dati anagrafici. L’amarezza dello scrittore nasce appunto dal riconoscere l’incapacità di guardare oltre le apparenze. Il fraintendimento della sua opera è la dimostrazione di quanto fosse assennato il suo pessimismo. La pedagogia di Dazai Osamu si pone dunque come una pietra miliare nella storia della letteratura giapponese per l’infanzia. L’insegnamento che riceviamo è sempre duraturo. Abbattere i pregiudizi, abbattere le stolide certezze di tutte le autorità precostituite che non ascoltano l’anelito dell’umanità.
Bibliografia
Dazai, Osamu, Hashire Merosu, Kodansha, Tokyo, 1989.
Dazai, Osamu, Si spegne il sole, SE, Milano, 2001.
Dazai, Osamu, Lo squalificato, Feltrinelli, Milano, 1985.
Martorella, Cristiano, Introduzione alla letteratura giapponese per l’infanzia, in "LG Argomenti", n.3, anno XXXVII, luglio-settembre 2001.
Martorella, Cristiano, Le forme della fiaba giapponese, in "LG Argomenti", n.2, anno XXVIII, aprile-giugno 2002.
Ricca Suga, Atsuko (a cura di), Narratori giapponesi moderni, Bompiani, Milano, 1965.
Tisi, Maria Elena, La letteratura infantile moderna in Giappone, Atti del XXVI convegno di studi sul Giappone, Cartotecnica Veneziana Editrice, Venezia, 2003.
Torigoe, Shin, Nihon jidobungaku, Kenpakusha, Tokyo,1995.