lunedì 16 novembre 2009

Momotaro, il ragazzo pesca

Articolo sulla fiaba di Momotaro pubblicato dal sito Nipponico.com.

Momotaro, il figlio della pesca
Cosa c'è dentro un frutto: i risvolti sociali di una fiaba
di Cristiano Martorella

8 dicembre 2004. La fiaba di Momotaro è fra quelle più note, sicuramente perché viene accostata alle feste tradizionali per i bambini (1). Eppure la storia del bambino nato da una pesca nasconde risvolti inaspettati per una semplice fiaba come vedremo più avanti. Ma procediamo con calma.
Fra i libri illustrati dedicati alla fiaba di Momotaro merita una menzione particolare quello di Matsui Tadashi con disegni di Akaba Suekichi (2). Per la diffusione è forse il più noto, e anche fra i più belli per le splendide tavole dipinte da Akaba Suekichi.
Passiamo però a un riassunto della fiaba così come viene narrata generalmente. Una coppia di anziani molto poveri è tormentata dalla mancanza di prole. Desiderano tanto un figlio, ma non possono averlo. Una bella mattina d'estate, la donna decide di lavare i panni al ruscello e assiste a un fenomeno straordinario. Una grossa pesca galleggia fra i flutti, e nonostante i mulinelli e la forza della corrente non affonda. Fortunatamente la pesca si avvicina a lei che può raccoglierla. Felice la porta a casa e la mostra al marito. Sembra davvero succulenta. Con un coltello ne tagliano una fetta, e allora accade un imprevisto. Dalla pesca esce un bambino arzillo e vivace di un bel colorito roseo. I due vecchietti rimangono a lungo in silenzio e immobili mentre una speranza cresce nel loro cuore. Quel bambino è un dono del cielo. Lo chiamano Momotaro dal nome del frutto della pesca che in giapponese si dice momo. Nella nuova famiglia il bambino cresce robusto e forte, divenendo presto un ragazzo capace di mirabili imprese. Un giorno un corvo arriva alla casa di Momotaro e lo supplica di soccorrere un villaggio che è stato assediato dagli orchi. Gli orchi abitano su un'isola (3) e impongono la loro legge di ingiustizia, malvagità e violenza che fa soccombere il più debole e prevalere il prepotente. Momotaro è affascinato dall'impresa gloriosa che si prospetta. Sconfiggere gli orchi in battaglia. Espone la situazione ai genitori adottivi spiegando l'intenzione di recarsi nell'isola degli orchi per sbaragliarli. Il vecchio e la vecchia invece di dissuaderlo lo sostengono nella sua impresa e gli preparano qualcosa di utile per il viaggio. Gli forniscono così una spada (katana), i pantaloni da samurai (hakama), una bandiera col suo nome, e le polpette di miglio (kibidango). Si salutano augurandosi il successo della spedizione e incomincia il viaggio straordinario. Dopo un poco Momotaro incontra un cane che si offre di servirlo fedelmente. Allora gli offre una polpetta di miglio e riprende il cammino. Sulla strada si fa avanti una scimmia che presenta i suoi servigi. Anche alla scimmia offre una polpetta e riprendono il cammino. Infine si avvicina un fagiano che chiede di unirsi alla compagnia. Una polpetta di miglio anche al fagiano e si riprende il cammino. Le forze di Momotaro sono ora costituite da un bel contingente. La compagnia si imbarca su una veloce giunca e attraversato il mare raggiunge l'isola degli orchi. Quella è un'isola orribile che fa paura solo a vederla. Il colore plumbeo, l'atmosfera triste, tutto raggela il cuore. Sbarcano sulla riva e scorgono la fortezza degli orchi. Un alto steccato rinforzato con sbarre di ferro e un muro fornito di aguzzi chiodi. Il cane si apre una breccia mordendo i pali di sostegno mentre la scimmia si arrampica sul muro, e il fagiano si posa sulla torre. Lo stridulo del verso del fagiano attira gli orchi che sono ancora assonnati. Essi cadono in trappola e vengono assaliti da Momotaro con la spada, il cane con i morsi alla gola, e il fagiano con le beccate negli occhi. Così si compie la strage. Momotaro ispeziona il rifugio e ritrova i tesori scomparsi, pietre preziose, vestiti pregiati, oggetti magici. Col bottino fa ritorno a casa e viene accolto festante dai genitori. Momotaro diviene un nobile signore e i tre animali rimangono i suoi amici più fedeli.
Sicuramente la fiaba di Momotaro rispecchia i valori dell'ambiente in cui è nata ed è stata tramandata ossia la classe dei guerrieri (bushi). Momotaro è il modello perfetto del samurai glorioso e impavido alla ricerca di magnifiche imprese. L'aspetto positivo della fiaba di Momotaro è quello ripreso in maniera identica dagli anime, dove un personaggio straordinario si schiera a difesa dei più deboli affrontando i mostri di turno. Non è importante l'aspetto del protagonista che può essere Momotaro il figlio della pesca, il samurai senza padrone, Ken il guerriero oppure il robot Mazinga Z. La storia è sempre la stessa. Arrivano i mostri malvagi che opprimono i deboli e gli indifesi, e contro gli oppressori si scaglia con coraggio incredibile un eroe. Dal punto di vista pedagogico la fiaba di Momotaro è uno stimolo per i bambini ad affrontare le difficoltà della vita. Però c'è anche un aspetto negativo ed è la strumentalizzazione della fiaba da parte dei militari. Una conoscenza non parziale della storia giapponese non può farci dimenticare i fatti. Dal 1936 al 1945 il Giappone fu una democrazia con una sovranità del popolo molto limitata, dove i governi che si susseguivano erano composti soprattutto da generali dell'esercito. Anche se non esisteva la dittatura del partito unico, i diritti civili erano gravemente compromessi anche con il pretesto dell'impegno bellico. In questo clima di oppressione anche le fiabe cadevano nelle grinfie della propaganda militarista. Tezuka Osamu ci ricorda la realizzazione di un anime intitolato Momotaro, il soldato divino del mare (Momotaro, umi no shinpei, 1945) nel periodo bellico (4). Questa è la prova evidente di come la propaganda militare si fosse impossessata della fiaba. Per fortuna la fiaba di Momotaro può essere usata anche nel verso opposto, ossia contro il militarismo. Fu ciò che fece Akutagawa Ryunosuke. Egli riscrisse la fiaba di Momotaro con sarcasmo e ironia, in evidente polemica col militarismo giapponese (5). Il racconto per bambini (dowa) di Akutagawa sfuggì alla censura perché le autorità non compresero l'oggetto dello scherno dell'autore. Come al solito la censura e il dispotismo sono estremamente stupidi. Così Akutagawa capovolse in senso antimilitarista la storia di Momotaro. Gli orchi sono oppressi da un Momotaro intransigente, ambizioso e senza scrupoli. Un ritratto implacabile della casta militare.
Bisogna rimarcare l'importanza del valore educativo delle fiabe che non sono mai prive di un collegamento con la realtà vissuta (Lebenswelt), così come ci insegnano i migliori pedagogisti. Non bisogna però confondere ciò con il becero moralismo oppure con l'indottrinamento. Recentemente, invece, si sta tentando di affermare l'indipendenza della letteratura dai valori sociali a favore di una implicita esaltazione dell'uso commerciale dei libri. Addirittura si può arrivare a sostenere l'inutilità della funzione didattica della letteratura. Lo ha fatto Maria Elena Tisi affermando che gli scritti per l'infanzia non necessitano più di un messaggio educativo alle spalle (6). Sono parole gravi che escludono il lavoro di importanti critici letterari e pedagogisti come Lino Gosio, Angelo Nobile, Giorgio Bini, i quali da tempo stanno discutendo circa la questione del rapporto fra educazione e letteratura. Sull'argomento è intervenuto anche chi scrive riferendosi appunto ai valori pedagogici della letteratura giovanile giapponese contemporanea (7).
La narrativa rispecchia sempre un mondo che è anche e soprattutto un mondo di valori. Ignorarlo significa mistificare e alterare il senso delle opere che vengono private del loro contesto. Affermare che si legge per puro divertimento equivale a negare l'importanza della conoscenza che è costituita dallo stabilire relazioni. Il piacere è un effetto secondario, non è lo scopo della lettura. Altrimenti dovremmo porre altre attività prima della lettura, sicuramente più piacevoli. Questa confusione è provocata dalle esigenze commerciali che tramutano i libri in oggetti di godimento, escludendo la riflessione e la critica. Questo può avvenire anche con la fiaba di Momotaro. Per fortuna, come hanno dimostrato tanti scrittori, il pensiero critico è più forte della propaganda. Oggi la propaganda sostiene l'uso consumistico della letteratura, ma anche la propaganda di questi nuovi orchi è destinata a essere sconfitta (8).

Note

1. In Giappone si celebrano diverse giornate particolari per i bambini. Il 3 marzo è Hina matsuri, festa delle bambole e anche festa della pesca (momo no sekku), giorno in cui si festeggiano le bambine. Il 5 maggio è la festa dei bambini (tango no sekku) o giorno dei bambini (kodomo no hi). Il 15 novembre è invece Shichigosan, giorno in cui si festeggiano i bambini di 5 anni d'età e le bambine di 3 e 7 anni.
2. Cfr. Matsui, Tadashi, Momotaro, Fukuinkan, Tokyo, 1965. Il volume fa parte di una collana dedicata ai bambini ed è reperibile in qualsiasi biblioteca giapponese nella sezione dedicata all'infanzia. Qualche copia esiste anche nei fondi delle biblioteche italiane per ragazzi fra i libri stranieri ottenuti tramite donazioni.
3. Il tema dell'isola degli orchi (Onigashima) è stato ripreso nella popolare serie di disegni animati di Ken il guerriero. Cfr. Hokuto no ken, Toei Doga, Tokyo, 1987-1988 (seconda serie).
4. Cfr. Tezuka, Osamu, Osamu Tezuka. Una biografia manga, Vol. 1, Coconino Press, Bologna, 2000, pp. 175-176.
5. Cfr. Momotaro, in Akutagawa, Ryunosuke, Racconti fantastici, Marsilio, Venezia, 1995. Il racconto Momotaro è uno dei dowa inclusi in questo volume. Gli altri sono Il tabacco e il diavolo, Il tasso, Il filo del ragno, I cani e il flauto, Magia, Il sennin.
6. Cfr. Tisi, Maria Elena, Le letture preferite dai bambini delle scuole elementari, Il Giappone che cambia. Atti del XXVII convegno di studi sul Giappone, Cartotecnica Veneziana, Venezia, 2004, p. 404.
7. Cfr. Martorella, Cristiano, Dokusho. La lettura fra scienza e tecnologia, in "LG Argomenti", anno XL, n. 1, gennaio-marzo 2004, pp. 20-23.
8. Bisogna ricordare e ribadire che sulla questione della morale perduta della letteratura giovanile è intervenuto in maniera netta e precisa Lino Gosio. Cfr. Gosio, Lino, La morale perduta della letteratura giovanile, in "LG Argomenti", anno XXXVIII, n. 1, gennaio-marzo 2002.

Bibliografia

Martorella, Cristiano, Introduzione alla letteratura giapponese per l'infanzia, in "LG Argomenti", anno XXXVII, n. 3, luglio-settembre 2001.
Martorella, Cristiano, Le forme della fiaba giapponese. I generi otogibanashi e mukashibanashi, in "LG Argomenti", n. 2, anno XXXVIII, aprile-giugno 2002.
Martorella, Cristiano, A scuola con i Pokémon, in "Bambini", anno XVII, n. 9, novembre 2001.
Matsui, Tadashi, Momotaro, Fukuinkan, Tokyo, 1965.
McAlpine, Helen e William, Giappone. Racconti e leggende, Editrice Janus, Bergamo, 1974.
Orsi, Maria Teresa, Fiabe giapponesi, Einaudi, Torino, 1998.
Ozawa,Toshio, Mukashibanashi no kosumorojii, Kodansha, Tokyo 1994.
Ozawa, Toshio, Mukashibanashi nyumon, Gyosei, Tokyo, 1997.
Ozawa, Toshio, Fiabe giapponesi, Arnoldo Mondadori, Milano, 1992.