martedì 17 novembre 2009

Kaijo jieitai

Articolo sulla Marina giapponese pubblicato dal blog Discutiamo del Giappone.

La Marina giapponese oggi
di Cristiano Martorella

La Marina del Sol Levante, chiamata in giapponese Kaijo jieitai (Forza di Autodifesa Marittima), è attualmente la seconda maggiore forza navale, dopo la U.S. Navy, essendo dotata di ben 50 moderne unità navali, 80 aerei da pattugliamento marittimo e più di un centinaio di elicotteri da attacco antisom. Le quattro navi più potenti appartengono alla classe Kongo, armate con 18 missili Standard SM-3, i più avanzati dispositivi antimissili balistici, e dotate dei potenti radar del sistema AEGIS. Accanto a queste navi, si aggiunge la classe Atago, composta da due unità (Atago DDG-177 e Hashigara DDG-178), fornite di armamento similare. Queste navi, collegate con la rete di sorveglianza radar e satellitare, e con le batterie di missili Patriot PAC-3 dislocate sul territorio nazionale, garantiscono la difesa da attacchi missilistici. Sono infatti unità innovative studiate appositamente per la guerra contro i missili balistici. La Marina giapponese dispone anche di una moderna portaerei, la Hyuga DDH-181. Lunga 197 m, larga 33 m e con un dislocamento a pieno carico di 18.000 t, la Hyuga può trasportare 11 elicotteri nel suo hangar. L'armamento è composto da due gruppi di cannoni veloci a canne rotanti CIWS Vulcan-Phalanx, e un lanciatore per 16 missili RIM-162 e VL-ASROC. Il radar, di produzione giapponese, è un multifunzionale phased-array attivo MELCO FCS-3. Altre unità navali importanti sono i caccia delle classi Hatsuyuki, Asagiri, Murasame e Takanami, capaci di una velocità massima di 30 nodi, sono armati con missili antiaerei Sea Sparrow, missili antisom ASROC, missili antinave SSM-1B, cannoni CIWS Vulcan-Phalanx, cannoni Oto Melara da 76/62 mm oppure da 127/54 mm. Le tre navi anfibie della classe Osumi, da 14.000 t a pieno carico, possono trasportare un hovercraft tipo LCAC, e due elicotteri pesanti Chinook CH-47J. La flotta dispone anche di una trentina di dragamine, di cui dodici della classe Hatsushima, dodici della classe Sugashima e due della classe Nijima. Le forze leggere comprendono sei motomissilistiche della classe Hayabusa, capaci di raggiungere la notevole velocità di 44 nodi, e dotate di un pezzo da 76/62 mm e quattro missili antinave SSM-1B. Le navi motomissilistiche sono rafforzate da altri tre aliscafi velocissimi del tipo Sparviero, armati con 4 missili SSM-1B. La potente flotta giapponese comprende anche una considerevole componente subacquea composta da sofisticati sottomarini. La classe Oyashio è composta da 11 sottomarini di 3.500 t in immersione, con sei tubi lanciasiluri da 533 mm, missili antinave UGM-84 Sub-Harpoon, siluri antinave Type 89 e siluri antisom Type 80. L'altra classe Harushio è composta invece da 7 sottomarini di 3.200 t. Alla funzione di scorta ai mercantili che trasportano plutonio per le centrali nucleari giapponesi, è adibita la nave Shikishima che ha un dislocamento di ben 9.500 t, con una lunghezza di 150 m. La Marina giapponese possiede anche una considerevole forza aerea costituita dagli 80 quadrimotori Kawasaki P-3C Orion, armati di missili antinave ASM-2, i cinque aerei da sorveglianza elettronica EP-3, i quattro aerei per le contromisure elettroniche UP-3D, e i sei grossi idrovolanti da ricerca e ricognizione Shinmeiwa US-1A. Inoltre la componente aeronavale è completata da oltre un centinaio di elicotteri che costituiscono i mezzi comunemente utilizzati dalle portaerei e dai caccia. Gli elicotteri sono i Mitsubishi SH-60 J/K, costruiti su licenza americana, che possono usare anche i missili Hellfire a guida laser, gli S-80M-1 Sea Dragon, i Kawasaki MCH-101 e gli EH-101. La Marina giapponese possiede anche una componente terrestre di interdizione, e può operare in collaborazione con l'Esercito (JGSDF) che detiene l'uso di ben 92 complessi mobili di lanciamissili antinave Type-88 con sei missili SSM-1 per ogni autocarro. Le unità speciali sono la SBU (Special Boarding Unit) per antiterrorismo e la MIT (Marittime Interception Team) per l'abbordaggio e l'ispezione di unità sospette.

I dati qui forniti dimostrano la potenza dell'attuale flotta giapponese che può vantare la modernità dei suoi mezzi, l'efficienza e il continuo aggiornamento alle esigenze delle forze armate. Questa potenza ha avuto effettivamente un uso concreto. Nel 1991 partecipò con quattro cacciamine alle operazioni di bonifica delle acque del Golfo Persico. Nel 2000 la nave anfibia Osumi trasportò il contingente di soldati giapponesi a Timor Est per la missione di peace-keeping. Nel 2001 una nave nord-coreana che rifiutò di farsi identificare fu ingaggiata in combattimento, e l'unità ostile fu prontamente affondata. Si trattò del primo episodio di uso delle armi da parte della Marina giapponese dopo la Seconda Guerra mondiale. Dopo l'undici settembre 2001, durante l'operazione Enduring Freedom, la Marina giapponese ha dislocato due caccia e una nave da rifornimento nel Mare Arabico. Nel 2004 la nave anfibia Osumi, scortata dal caccia Murasame (DD-101), ha trasportato in Kuwait il contingente di soldati giapponesi della missione internazionale in Iraq. Durante l'operazione Enduring Freedom, per cinque anni consecutivi, le navi giapponesi hanno garantito il sostegno alle unità alleate con 700 rifornimenti in mare, fornendo il 40% del combustile utilizzato dalle forze internazionali. La missione è stata interrotta dal primo ministro Fukuda Yasuo (1 novembre 2007) a causa dell'opposizione del Parlamento. La nave rifornitrice Tokiwa e il caccia Kirisame fecero quindi ritorno in Giappone.

In conclusione, i fatti e le cifre ci mostrano la potenza dell'attuale Marina giapponese che viene dissimulata dalle esigenze politiche. Nonostante la volontà delle autorità giapponesi ad aumentare la propria forza bellica, lo scontro con i movimenti pacifisti e l'opinione pubblica, sfavorevoli a nuove avventure militari, impedisce un'esposizione esplicita di questo potere. Così, in perfetto stile giapponese, si applica omote e honne, ossia si mostra una facciata, un'apparenza che nasconde i veri sentimenti.

Bibliografia consultata

Massimo Annati, La Marina Giapponese, in "RID Rivista Italiana Difesa", n.10, anno XXVII, ottobre 2008, pp.74-81.