Articolo sulla fiaba della gru riconoscente pubblicato dal sito Nipponico.com.
Tsuru, la fiaba della gru
di Cristiano Martorella
14 gennaio 2005. La fiaba giapponese della gru (tsuru) è fra le più note all’estero (1). Il titolo consueto di questo mukashibanashi è Tsuru no ongaeshi (La gratitudine della gru), spesso tradotto come La gru riconoscente oppure L’uccello riconoscente. La parola ongaeshi significa “ripagare un debito”, ed è composta da on (favore, debito) e il verbo kaesu (restituire). Ricordiamo allora la storia della gru riconoscente.
Un giovane uomo molto povero vive in una capanna da solo. Mentre torna a casa durante un giorno d’inverno, sente uno strano rumore. Una gru ferita si dibatte nella neve con l’ala trafitta da una freccia. Compassionevole l’uomo si avvicina e la soccorre. Estratta la freccia lascia libera la gru che spicca il volo e si allontana all’orizzonte. L’uomo rientra in casa e dimentica la vicenda. La sera qualcuno bussa alla porta. Si tratta di una bella fanciulla che si è persa e chiede ospitalità. Anche il giorno seguente la ragazza chiede di restare, e così anche il terzo giorno. Infine l’uomo sedotto da tanta bellezza chiede alla fanciulla di sposarlo, ed ella accetta immediatamente. Nonostante siano poveri essi vivono felicemente. Però l’inverno è lungo e freddo, e non hanno nemmeno i soldi per mangiare. Un giorno la sposa decide di tessere per guadagnare del denaro. Si chiude in camera col telaio e avverte il marito di non entrare e non guardare assolutamente nella camera prima che la stoffa sia finita. In tre giorni completa un tessuto di qualità finissima che vende in città a un buon prezzo. Il marito ha bisogno però di altri soldi. Così la moglie si chiude in camera per lavorare. Purtroppo l’uomo infrange la promessa e per curiosità la spia. All’interno della stanza c’è una gru che tesse la stoffa usando le sue piume. L’uccello si accorge della sua presenza e si trasforma nella moglie. Ella è la gru salvata nella neve che per gratitudine è diventata sua moglie. Adesso che è stata scoperta deve andare via.
Un aspetto della fiaba della gru è tipicamente giapponese ed è lo stesso che si trova in altre fiabe, ad esempio Urashima, cioè il rispetto del mistero. La morale è che non si deve distruggere l’incanto della bellezza con la curiosità e il desiderio di sapere ad ogni costo. Questo concetto è spiegato dal romanziera Tanizaki Jun’ichirou nel Libro d’ombra, ed è in principio molto presente, ancora oggi, nell’arte giapponese. Secondo Tanizaki tutta la sensibilità ed espressività giapponese nasce nell’ombra, ossia nel nascondere. Infrangere il mistero equivale a violare il più sacro e fondamentale dei valori giapponesi: la bellezza. Infatti i giapponesi hanno elevato a etica l’estetica in una maniera che non ha paragoni in altre civiltà.
La gru (tsuru) ha anche un significato taumaturgico. Secondo la leggenda la gru vivrebbe fino a mille anni, perciò fabbricare una gru con la carta è augurio di lunga vita. Quando una persona è ammalata si realizzano mille gru con l’arte dell’origami per garantire la pronta guarigione. Lo stesso valore taumaturgico è riscontrabile nella fiaba dove il lavoro della gru allontana lo spettro della fame e della malattia.
Al solito si riscopre che la fiaba è un condensato di valori di una civiltà (2). Perciò raccontare le fiabe ai bambini ha uno scopo formativo insostituibile indicando con un linguaggio semplice e metaforico com’è fatto il mondo sociale che abbiamo costruito.
Note
1. Per approfondire lo studio della morfologia della fiaba giapponese rimandiamo a un saggio specifico. Cfr. Martorella, Cristiano, Le forme della fiaba giapponese. I generi otogibanashi e mukashibanashi, in “LG Argomenti”, n.2, anno XXXVIII, aprile-giugno 2002. Questa fiaba della gru (tsuru) è davvero molto famosa e possono trovarsi riferimenti ad essa in molti disegni animati e novelle.
2. Sigmund Freud e James Frazer trovarono nel mito una risorsa inesauribile per decodificare i simboli dell’immaginario collettivo. La letteratura non è soltanto un intrattenimento come vorrebbero far credere quei critici letterari disimpegnati e intenti a camuffare i significati delle cose.
Bibliografia
Civardi, Ornella, Semplicemente geniale, in “Giappone. La civiltà e lo stile di un grande Paese dell’Oriente”, n.41, gennaio 2005.
D'Alessio, Serena, Antiche fiabe del paese delle nevi, Gribaudi, Milano, 2002.
Danieli, Sandro, Il vestito di piume e altre favole del Giappone, Editrice Missionaria Italiana, Bologna, 1975.
Hearn, Lafcadio, Ombre giapponesi, Edizioni Theoria, Roma-Napoli, 1992.
Martorella, Cristiano, Introduzione alla letteratura giapponese per l’infanzia, in “LG Argomenti”, n.3, anno XXXVII, luglio-settembre 2001.
Martorella, Cristiano, Le forme della fiaba giapponese. I generi otogibanashi e mukashibanashi, in “LG Argomenti”, n.2, anno XXXVIII, aprile-giugno 2002.
McAlpine, Helen e William, Giappone. Racconti e leggende, Editrice Janus, Bergamo, 1974.
Orsi, Maria Teresa, Fiabe giapponesi, Einaudi, Torino, 1998.
Ozawa,Toshio, Mukashibanashi no kosumorojii, Kodansha, Tokyo, 1994.
Ozawa, Toshio, Mukashibanashi nyumon, Gyosei, Tokyo, 1997.
Ozawa, Toshio, Fiabe giapponesi, Arnoldo Mondadori, Milano, 1992.
Takeshita, Toshiaki, La vita quotidiana della gente nel periodo Heian, in “Quaderni Asiatici”, n.67, anno XXI, settembre 2004.
Tanizaki, Jun’ichiro, Libro d’ombra, Bompiani, Milano, 1982.