lunedì 9 novembre 2009

Yuki, la donna delle nevi

Articolo sulla leggenda della donna delle nevi pubblicato dal sito Nipponico.com.

Yuki, la donna delle nevi
Le fiabe delle nevi nella tradizione nipponica, nel folclore e nella letteratura
di Cristiano Martorella

10 gennaio 2004. Yuki significa neve in giapponese. Questo elemento fa ampiamente parte delle leggende e fiabe giapponesi tanto da essere caratteristico di un intero genere. Troviamo conferma di quanto affermato nel libro di Serena D’Alessio intitolato Antiche fiabe del paese delle nevi (in giapponese Yukiguni no mukashi no monogatari, secondo la traduzione dell’autrice). Sull’importanza etnologica della fiaba giapponese rimandiamo ai nostri articoli al riguardo. Qui possiamo notare che nella prefazione scritta da Serena D’Alessio ritroviamo una concordanza dell’interpretazione critica. Infatti emerge il riconoscimento del ruolo della fiaba giapponese come serbatoio immaginifico dei manga e degli anime. Inoltre è sottolineata l’importanza del mukashibanashi (fiaba) nel folclore sia antico sia contemporaneo. Insomma, cadono tutte quelle false interpretazioni che dividono il Giappone moderno dal Giappone tradizionale. La cultura giapponese è una cultura viva, soprattutto negli aspetti fantastici che non conoscono limiti e frontiere spazio-temporali. Questo è il segreto del successo della cultura pop giapponese, spesso disconosciuto e ignorato proprio da chi dovrebbe riscoprirlo. L’idea di separare il Giappone tradizionale dal Giappone contemporaneo si rivela svantaggiosa perché è appunto la tradizione che costituisce il serbatoio delle fantasie postmoderne. La continuità della storia culturale giapponese è ciò che permette la rielaborazione e la trasformazione della cultura. Lo scontro fra antico e moderno, fra cui si inserisce poi un supposto e poco chiaro postmoderno, non spiega alcunché e si rivela piuttosto fittizio.
Torniamo però al libro di Serena D’Alessio per vedere una delle figure leggendarie ivi narrate: il personaggio di Yuki musume, la donna delle nevi. Questa figura femminile si ritrova in molte storie spesso con valenza negativa, altre volte con aspetto benevolo. La donna delle nevi rappresenta la seduzione femminile, quindi una figura ambivalente. Già nell’immaginario giapponese vi è un affollamento di demoni femminili, tanto che nel teatro nou e nel bunraku vi è il personaggio di Hannya, una donna che sotto l’aspetto affascinante e delicato nasconde un mostro pronto a divorare gli uomini. La rappresentazione di questo demone femminile si è diffusa nell’immaginario collettivo anche perché simbolizza bene la capacità delle donne di rovinare un uomo. Ciò era ancora più sentito nell’epoca delle cortigiane e dell’edonismo, nella cosiddetta chonin bunka, quando i ricchi mercanti sperperavano le ricchezze nei quartieri di piacere (yuri). Ovviamente la rappresentazione è divenuta presto un pregiudizio. Lo stereotipo della donna giapponese metà demone metà femmina si ritrova agevolmente nella letteratura. Dalla letteratura si è poi passati al giornalismo in modo ancora più ambiguo e sordido.
Yuki, la donna delle nevi, è poi ancora più affascinante perché ha caratteristiche estetiche particolarmente apprezzate dai giapponesi. La sua pelle è candida come la neve, una seduzione irresistibile. Il portamento distaccato e l’aspetto algido aumentano la grazia (iki) conferendole un’aria di superiorità irraggiungibile.
Nella fiaba narrata da Serena D’Alessio, la donna delle nevi (Yuki musume) ha un ruolo benevolo. La “giovane donna alta e sottile” era “incantevole, di carnagione chiarissima, sembrava fatta di cristallo”. In una nevosa giornata d’inverno, un giovane l’incontra e l’ospita nella sua casa. Purtroppo convince la gentile fanciulla a farsi un bel bagno caldo. Al suo posto troverà soltanto un ghiacciolo che galleggia nell’acqua. La poverina si era sciolta tutta.
Non si può ignorare come la fiaba nasconda nell’ingenuità apparente un velo di sottile erotismo. Sigmund Freud, grande ricercatore dei significati occulti dei miti si sarebbe sbizzarrito nell’analisi di una simile vicenda. Una fanciulla che si reca da sola nella casa di un giovane prestante, e si concede nel fare il bagno nella sua vasca. L’atto sessuale non viene consumato perché l’ardore erotico ha praticamente consumato la ragazza. Il giovane resta insoddisfatto, e il desiderio non appagato gli provoca magari un po’ di nevrosi. La donna delle nevi resta intangibile, la sua purezza inattaccabile, e perciò ancora più seducente. Un altro stereotipo giapponese è quello che associa la purezza all’erotismo. Tramite un complesso sistema di simboli e significati codificati dallo shintoismo, la purezza è considerata un valore assoluto. Ma nel mondo terreno ciò diviene altamente ambiguo e polivalente assumendo sensi e significati inaspettati. Ecco che Yuki musume condensa in sé tutte queste ambiguità. Donna algida e distaccata, eppure gentile e disponibile. Fredda e indifferente, eppure sensualissima quasi fino alla lascivia. Soltanto la fiaba poteva rappresentare talmente bene un archetipo dell’inconscio giapponese.

Bibliografia

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